La pandemia che c’era già prima del Coronavirus
La Rubrica “Parliamo di cancro infantile” è a cura di Maricla Pannocchia.
Fondatrice e Presidente dell’Associazione di volontariato Adolescenti e cancro, è anche scrittrice e attrice.
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Qualche giorno fa ho sentito un giornalista di un’importante testata straniera dire che per fortuna il COVID-19 colpisce in maniera minore i bambini rispetto agli adulti. “Immaginate” ha detto “come sarebbe stato terribile se il Coronavirus avesse attaccato i bambini!”.
Va da sé che, in quel caso, la strage di persone affette dal virus, in rianimazione e di morti avrebbe scioccato il mondo perché si sarebbe trattato di bambini.
Eppure, una strage del genere esiste da molto prima dell’arrivo del COVID-19 e porta il nome di cancro infantile.
Con il termine “cancro infantile” non intendiamo un’unica malattia ma dozzine di tipi di cancro e numerosi sottotipi.
In Italia ogni anno ci sono 2.200 diagnosi di cancro infantile; milioni di bambini nel mondo muoiono ogni anno a causa di un cancro e in molti Paesi in via di sviluppo i casi non vengono registrati. Questo fa sì che il numero dei decessi sia più elevato di quelli che possiamo leggere in giro.
Il cancro infantile non guarda in faccia nessuno; non gliene importa niente dell’età o del sesso del bambino, della sua quotidianità, delle persone che lo seguono e amano, della scuola, dello sport, dei progetti a breve termine, dei sogni per il futuro… esso sceglie le vittime “a caso” e getta famiglie intere nello sconforto più totale. Il bambino combatte in prima linea; la sua infanzia svanisce in un battito di ciglia e la sua quotidianità diventa scandita da terapie, effetti collaterali, esami medici, scuola in ospedale, rinunce, domande, paura, morte.
E allora, come mai il mondo si agita per la pandemia da COVID-19 ma non si è mai agitato per quella da cancro infantile? Uscendo di casa, ognuno di noi corre un rischio di contrarre il Coronavirus così come, semplicemente esistendo, i bambini corrono il rischio di avere il cancro.
La maggior parte delle persone non vuole pensare al cancro in generale, figurarsi a quello infantile; perché fa paura, perché pensano che “succede solo agli altri” o che, semplicemente fingendo che non esista, i loro figli siano al sicuro.
Ma nessuno è al sicuro. Se ci sono aree, anche qua in Italia, in cui problemi come l’inquinamento favoriscono lo sviluppo dei tumori anche nei bambini e nei ragazzi (come Taranto o la Terra dei Fuochi) per i tumori infantili lo stile di vita o la prevenzione non servono. Serve conoscere i sintomi da tenere d’occhio per fare diagnosi precoce, ma non ci sono comportamenti sbagliati che un bambino o un ragazzo possa aver avuto per causare il cancro e nella maggior parte dei casi non sappiamo che cosa causa il cancro infantile.
I bambini e ragazzi, inoltre, vengono lasciati a combattere una guerra tutt’altro che equa. Mentre la scienza si mobilita in massa per trovare delle terapie per curare le persone affette da Coronavirus e per sviluppare un vaccino, il cancro infantile è considerato “raro” e questo significa che si preferisce investire nei tumori che colpiscono un numero più elevato di persone (gli adulti) perché ciò porta un maggior ritorno economico. Per questo, la maggior parte dei bambini e ragazzi viene trattata con terapie vecchie di decenni che, nel caso in cui riescano a salvare loro la vita, spesso portano effetti collaterali anche gravi, a breve o lungo termine, come tumori secondari, problemi cognitivi, infertilità ecc…
Una pandemia è, per definizione, un’epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti.
Sebbene il cancro infantile non si trasmetta come il Coronavirus da persona a persona esso colpisce indistintamente i bambini e i ragazzi in tutti i Paesi del mondo. L’oro è il colore simbolo della lotta al cancro infantile e allora immaginiamo un lungo, lunghissimo nastro dorato che unisce tutti questi giovanissimi dall’Europa, all’Asia, all’America, all’Oceania… le condizioni possono essere molto diverse in base al Paese, alla struttura sanitaria del Paese, ai soldi dei genitori e via dicendo ma, se potessimo vedere questo nastro dorato, capiremmo come la pandemia da cancro infantile sia una realtà da molto prima dell’arrivo del Coronavirus.
E’ che, erroneamente, la maggior parte della gente pensa che il cancro infantile non la riguardi direttamente. Pensa che, per qualche assurdo motivo, suo figlio ne sia immune e non potrà mai contrarlo. Pensa che suo figlio non farà mai parte di quella squadra di bambini coraggiosi e calvi che da sempre combatte il nemico a suon di mascherine, gel igienizzante per le mani e distanziamento sociale. Loro che sanno benissimo che cos’è una quarantena e che non si sono mai lamentati.
E’ come se adesso il mondo avesse la possibilità di provare sulla propria pelle una versione, spesso molto più leggera, della vita per un giovane malato di cancro. Le rinunce, le domande, la costrizione a casa, la mascherina, l’incertezza per il futuro… ma, mentre tutti parlano solo di Coronavirus, il mondo sarà davvero in grado di vedere questi bambini che stringono saldamente il loro nastro dorato?
Spero davvero che, nel caos della pandemia da COVID-19, che ci accomuna tutti, nasca anche l’empatia verso le famiglie colpite dal cancro pediatrico perché quella da COVID-19 non è la nostra pandemia e quella da cancro infantile la loro.
Sono entrambe le nostre pandemie.
E quando la pandemia da COVID-19 sarà passata, o comunque sotto controllo, la pandemia da cancro infantile andrà avanti.
Ricordiamocelo.