L’Appartenenza: una riflessione
di M. Valeria Manconi
Il senso di appartenenza deriva dal sentirsi socialmente accettati, dal far parte di un gruppo che condivide determinate caratteristiche. Alcuni fattori possono essere: somiglianza in termini di idee, credenze, valori e stili di vita.
Quante volte abbiamo creduto che, anche con un solo interesse in comune, potessimo far parte di una determinata cerchia di conoscenze? Il gruppo sportivo, il gruppo di studio, il gruppo in ufficio ecc.
Ci sforziamo di mettere in luce la nostra comunanza con esso, ma dopo tanto tempo ne siamo fuori completamente.
Non si viene chiamati in nessuna occasione, non si viene informati degli eventi inerenti e se capitiamo per caso nello stesso luogo di riunione del gruppo viene sottolineata la nostra incongruenza.
La prima domanda che sorge è : Perché?
Cosa credono di avere in più di te coloro che invece riescono a far parte del gruppo? Molto spesso alcuni hanno trattato male altri membri, altri spariscono e poi rientrano per comodità, ma sono sempre lì.
Mentre li osserviamo da una sedia in disparte, ci chiediamo se sia davvero necessario far parte di quella fazione, ci identifichiamo in quelle persone che tanto ci feriscono facendoci sentire diversi e non degni di far parte del loro gruppo?! Il sangue si gela e le lacrime si cristallizzano all’interno degli occhi. Molti mollano, altri invece si ostinano e cercano continuamente di dare il meglio di se per riuscire in quest’impresa.
Quale superiorità fittizia porta i membri a essere così schivi e molto spesso cattivi nei confronti di chi vuole solo poter partecipare a qualche discussione o chiacchierata nei confronti della caratteristica che ha unito il gruppo?
Quando si è molto giovani, questo allontanamento può sortire effetti davvero negativi, alcuni ragazzi cercano in modi distruttivi di cambiare se stessi o peggio decidono di porre fine alla propria vita. Quando si è adulti invece, ci si sente superiori a questa discriminazione perché mai si potrebbe escludere qualcuno che , nella sua diversità, potrebbe dare un valore aggiunto al gruppo.
Il diverso, in questo tempo, fa ancora tanta paura e molto spesso con la convinzione in tasca di essere padroni e migliori di qualcosa o qualcuno si emargina, si discrimina, si offende e molto spesso si arriva anche alla violenza. Ma non sentiamoci superiori solo perché crediamo di preservare la nostra nicchia dal diverso, a questo mondo e in questo tempo non siamo padroni di niente. Il diverso forse può arricchire il nostro bagaglio culturale, la nostra terra e le nostre emozioni, inondandoci di ciò che ancora non conosciamo e che teniamo fuori dal nostro gruppo, dalla nostra porta e dal nostro paese.
“ Non è mettendo in cattiva luce gli altri ed escludendoli che si acquisisce splendore.” Anonimo